Presidente in carica

Sin da bambino ho avuto la fortuna di crescere a contatto con la terra, in un piccolo podere della collina interna adriatica in Abruzzo, un posto meraviglioso e lento, che mi ha regalato la possibilità di conoscerne i ritmi e le attese e assaporarne i frutti nelle diverse stagioni.
Attraverso lo studio di discipline agronomiche e paesaggistiche in Italia e all’estero ho potuto acquisire strumenti analitici e progettuali che hanno contribuito alla mia formazione ecologica, portandomi ad abbracciare i principi e le tecniche dell’Agroecologia e dell’Ecologia del Paesaggio. Il mio percorso formativo unito ai miei interessi personali di buona ecologia domestica e ad uno stretto rapporto con l’autoproduzione, che da sempre ha caratterizzato il mio stile di vita “neorurale”, hanno rafforzato in me la consapevolezza del valore enorme e irrinunciabile che la “Biodiversità” riveste sulla nostra qualità di vita e sulla salute dell’intero pianeta. Di fronte ai grandi problemi del mondo, quali deforestazione, sfruttamento e annientamento delle comunità rurali in diverse parti del mondo, omologazione e industrializzazione dei sistemi agricoli, deriva transgenica, peggioramento della qualità dei cibi, semplificazione del paesaggio, solo per citarne alcuni, occuparsi di biodiversità e in particolare di agro-biodiversità è per me oggi un gesto di resistenza.
I semi antichi e tutte le piante alimentari che hanno condiviso il percorso evolutivo delle comunità umane sin dalla nascita dell’agricoltura rappresentano un tesoro per tutti noi non solo perché costituiscono un prodotto culturale della civiltà contadina del passato giunto fino a noi, ma soprattutto perché sono il materiale più prezioso di cui l’uomo contemporaneo dispone per produrre cibo sano e locale e, in generale, praticare una buona agricoltura. Un’agricoltura che guarda al futuro e che deve affrontare sfide di portata epocale: resistenza ai cambiamenti climatici, necessità di apportare qualità nutrizionale per il benessere dell’uomo in armonia con i cicli naturali, produrre paesaggio.

Recuperare i semi locali, salvandoli dall’estinzione, e portare avanti progetti di miglioramento genetico partecipativo che restituiscano un ruolo attivo ai contadini, consentendo la continua evoluzione dei semi, sono azioni concrete orientate al bene comune, azioni che danno forza e corpo al nostro essere seed savers! Quando poi questa meravigliosa biodiversità incontra la progettazione ecologica e le svariate tecniche di agricoltura naturale, la vita nei campi torna a fiorire e ad esprimersi con semplicità e abbondanza, generando paesaggi produttivi e strutturati in grado, alle diverse scale, di offrire cibo, cultura e servizi ecosistemici.

È questa per me la sfida più ardua e avvincente per cui vale la pena dedicare tempo ed energie al recupero della biodiversità: generare paesaggi produttivi resilienti che si comportano in modo molto simile agli ecosistemi naturali. E infine, imparare a conoscere il gusto di quello che coltiviamo, perché nessun seme è salvo se non lo mangiamo e se non siamo disposti a restituirgli il giusto posto anche a tavola!

Cristiano Del Toro - Presidente in carica